Notule

 

 

(A cura di LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XV – 27 ottobre 2018.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]

 

Una potenziale terapia per la malattia di Azheimer dall’azione di PIF su IDE. La clearance dei peptidi β-amiloidi che si accumulano nelle placche neuritiche della malattia di Alzheimer può essere indotta da IDE, una grande zinco-proteasi che agisce da enzima degradante l’insulina e costituisce l’anello di congiunzione fra la demenza neurodegenerativa e il diabete di tipo II. Un nuovo peptide derivato dalla gravidanza, PIF (pre-implantation factor), che inibisce la neuroinfiammazione e attraversa la barriera emato-encefalica, è in grado di modulare la funzione di IDE determinando una riduzione dell’aggregazione di peptidi β-amiloidi nei modelli sperimentali, secondo quanto è stato dimostrato da Hayrabedyan e colleghi. I ricercatori, facendo ricorso alla bioinformatica hanno accertato che PIF si lega al complesso IDE ed entra in competizione sterica per lo stesso sito con insulina o βA. In termini di trattamento potenziale per la malattia di Alzheimer, PIF è stato sperimentato con successo in modelli animali di neurodegenerazione. [Hayrabedyan S., et al. Oncotarget 9 (74): 33884-33895, 2018].

 

Fgf14 controlla comportamento aggressivo e sessuale nel maschio. Fgf14, una proteina intracellulare che controlla l’eccitabilità neuronica e la trasmissione sinaptica, è stata implicata in disturbi psichiatrici e neurologici. Uno studio dell’Istituto di Neuroscienze Cavalieri Ottolenghi di Torino ha rilevato, mediante test comportamentali, che i topi knockout per Fgf14 presentano una marcata riduzione di vari comportamenti, incluso quelli sessuali e di aggressività. Questi deficit non possono essere spiegati con una riduzione generale dei livelli di attività, perché il comportamento motorio spontaneo in campo aperto era assolutamente conservato. [Hoxha E., et al. Behav Brain Res 356: 257-265, Jan 1, 2019].

 

L’attenzione per una condizione sicura dal pericolo attiva la corteccia prefrontale ventro-mediale. Anche se nell’esposizione dell’animale a una minaccia il rilievo del pericolo ha un’importanza assoluta, e per questo la neurofisiologia di tale abilità è stata studiata approfonditamente, altrettanto importante è il rapido orientamento verso un luogo o una condizione sicura. Le basi di questa capacità di trovare la “salvezza” sono meno note e indagate. Yao e colleghi hanno dimostrato che l’assetto attenzionale per la ricerca di una condizione scevra da rischi recluta la corteccia prefrontale ventro-mediale (vmPFC), mentre il rilievo della minaccia attiva la rete attenzionale fronto-parietale. [Yao S., et al. Sci Rep. 8 (1): 15395, Oct. 18, 2018].

 

L’educazione al riconoscimento e all’ammirazione del bello naturale ed artistico può favorire lo sviluppo di processi psicologici fondati sulla bellezza ed efficaci in senso adattativo.

Proseguendo le riflessioni sul ruolo della sensibilità estetica educata nello sviluppo di meccanismi psicologici che, seguendo la fronesis della giusta distanza, conferiscano risorse psichiche antistress ed antidepressive, nel Seminario sull’Arte del Vivere si è tornati a Goethe per un nuovo esempio, e si è poi rilevata la mancanza di riscontri e supporti nelle realtà sociali contemporanee. Tale deficit ha uno dei principali responsabili nel difetto di sensibilizzazione, formazione e conoscenza, per il quale il sistema scolastico è uno dei principali imputati.

Goethe, che abbiamo considerato durante l’episodio di contemplazione della giovane inglese (v. “Notule” del 06-10-18 La posizione di Goethe come possibilità nel separare la bellezza dal possesso) per il suo atteggiamento esemplare secondo la tesi della separazione della bellezza dal possesso, è tentato dall’idea di acquistare una mirabile statua antica, raffigurante una musa o danzatrice. L’opera, oltre che per l’armonica e realistica perfezione resa dalla raffinata tecnica di esecuzione, attraeva anche per il valore della sua provenienza: il cortile del palazzo Carafa Colombrano (oggi Santangelo) di Napoli che, fra l’altro, ha ospitato fino all’Ottocento una testa di cavallo donata da Lorenzo il Magnifico a Diomede Carafa e attribuita a Donatello dal Vasari. L’operazione di acquisto si rivela molto più complessa del previsto, fra stime per la datazione, difficoltà per il necessario restauro e problemi nell’interferire con i consueti canali del commercio d’arte del tempo. In proposito, così si esprime Goethe: “Questa serie di considerazioni andò via via smorzando e attenuando le mie cupidigie, aspirazioni e propositi, ma non li spense mai del tutto, tanto più che l’opera doveva infine assurgere ai massimi onori; oggi, infatti, è custodita nel Museo Pio-Clementino…” (Viaggio in Italia, p. 619, Mondadori, Milano 2006).

In questa occasione, l’unica del genere narrata in tutto il viaggio in Italia, l’autore del Werther fa prevalere un desiderio di possesso sulla spontanea tendenza alla contemplazione dettata dall’ammirazione, e, senza rendersene conto, passa gradualmente in una dimensione diversa, ossia quella dei “giochi dello scambio” (commercio) e dei “giochi del potere” (ruoli sociali); una condizione funzionale della mente che non genera nutrimento ed equilibrio, ma richiede energia. Si tratta, per Goethe, di un’eccezione; per la maggior parte dei nostri contemporanei la regola è invece costituita da esperienze che richiedono energia e, spesso, producono entropia, quale conseguenza dello stress. In un tale regime esistenziale, in cui le priorità di utilità, necessità ed urgenza sopprimono i valori profondi di senso vissuto che richiedono riflessione, contemplazione e meditazione, non trova posto quella che al tempo di Goethe era considerata una nobile e salutare dimensione dello spirito.

Per molti, oggi, cercare la bellezza per nutrirsene è costume d’altri tempi, non più attuale. In altre parole, mancando la conoscenza per esperienza diretta, si assimila questo atteggiamento ad una superficiale adesione ad una moda comportamentale, misconoscendone il valore psicoadattativo. Certo, come già si è detto e discusso, se si vuole che il proprio rapporto con la dimensione estetica sia efficace (effective) è necessario che sia ancorato alla dimensione condivisa del reale.

Secondo Giuseppe Perrella, nel cervello la concezione della realtà in chiave neurobiologica ha una radice filogenetica nella rappresentazione dell’attualità. È il funzionamento legato a questo registro, con la sua lunga storia evolutiva, che rende efficaci le componenti di ambiente mentale che noi cerchiamo di evocare al fine di ottenere effetto di nutrimento psicologico da parte della bellezza.

Un ambiente sociale che condivide il senso basato sui valori che conferiscono potere all’esperienza, può avere un ruolo determinante nel favorire lo sviluppo di un ambiente mentale in cui si rappresenti con rinnovata attualità la realtà dei processi psichici positivi innescati dal bello. Il ceto colto dell’Europa del Settecento, che compiva il viaggio in Italia per nutrirsi di bellezze naturali ed artistiche, poteva beneficiare della concezione estetica unitaria della cultura, che aveva nell’arte figurativa il suo linguaggio universale: era facile il costituirsi di ambienti sociali, come quelli frequentati da Goethe. Infatti - sostiene il presidente della nostra società scientifica - una pratica della bellezza efficace per le nostre esigenze psichiche richiede il collegamento ad un sistema di senso inteso in chiave psicologica: non basta la condivisione in un insieme di relazioni interpersonali, è necessario il riferimento, anche implicito ma costante, ad un mondo di senso.

È proprio questa dimensione estesa e pervasiva quanto un elemento universale, che si può riconoscere nel Dostoevskij che affida alla bellezza il ruolo di salvatrice del mondo (v. “Il potere della bellezza concepita non come qualità percettiva della forma, ma quale dimensione dell’essere” nelle “Notule” del 13-10-18).

Il ruolo di realtà della bellezza vissuta nella sua attualità è esemplarmente interpretato dal poeta romantico inglese John Keats (1795-1821) che, nel breve tempo dedicato all’attività letteraria della sua brevissima vita, diventò un mito per i contemporanei e rimane un maestro per chi voglia imparare a conoscere e vivere la bellezza in ogni epoca. Concezione ed emozione sono tutt’uno in uno stile che presuppone un ruolo di essenza per la bellezza, come appare evidente dal primo verso dell’Endimione (1818), A thing of beauty is a joy for ever (Una cosa bella è una gioia eterna), ai versi conclusivi di Ode su un’urna greca: “Beauty is truth, truth beauty” – that is all / Ye know on earth, and all ye need to know (Bellezza è verità, verità bellezza – questo è tutto ciò che sapete sulla Terra, ed è tutto ciò che vi occorre sapere).

La mancanza di un’educazione scolastica alla bellezza ha probabilmente un ruolo nel frequente atteggiamento di derisione che si rileva fra gli adolescenti verso chi indugia a guardare un tramonto o qualunque altro spettacolo naturale imprevisto nella routine cittadina. L’ostentata refrattarietà al bello, quale segno di concretezza adulta, finisce per esercitare un’influenza ed essere associata nell’apprendimento psichico inconsapevole a tutti i segni di uso strumentale e sessuale del proprio corpo, dai tatuaggi ai piercing, quali elementi distintivi di uno stadio evolutivo necessario per entrare da protagonisti nella dimensione sociale. Nessuno parla di imbarbarimento. Nessuno osa sfidare la dittatura della maggioranza sostenuta economicamente da uno degli strumenti più efficaci e pervasivi del mercato: la moda. Così, coloro che credono nella possibilità e nell’utilità di coltivare valori etico-estetici attraverso le risorse dell’arte e l’esercizio della virtù nella vita quotidiana, sono generalmente relegati al ruolo di minoranza silenziosa, ormai non più nemmeno avversata, ma tollerata con accondiscendente indulgenza, quale quella che si ha per un vecchio nemico del passato, sconfitto da tempo, ormai innocuo e confinato in uno spazio di subordinazione, privo come appare di risorse e potere di incidere nella realtà.

 

Notule

BM&L-27 ottobre 2018

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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